Il tracciato della Via Amerina nel Lazio si snoda, procedendo da sud verso nord, tra tre distinti domini geomorfologici: i distretti vulcanici del Lazio centro settentrionale, la valle Tiberina, i primi rilievi del preappennino quando si giunge nel territorio umbro.
Nel tratto laziale la strada scende dai margini settentrionali delle alture dei Sabatini verso la Valle del Tevere a nord. Il tracciato, spesso scavato nel tufo, prima di giungere alla Valle del Tevere, attraversa gran parte del reticolo idrografico del Torrente del Treia, ultimo grande affluente di destra del suddetto fiume. Questi corsi d’acqua hanno inciso profonde “forre” sui prodotti vulcanici delle eruzioni sabatine nella zona meridionale e sui materiali vicani in quella centro-settentrionale.
Oggi possiamo percorrere la Via per gran parte sul tracciato originario, dal suo inizio presso la valle di Baccano fino ad Amelia per una lunghezza di 60 km. Il percorso (Via Amerina – Cammino della Luce) è stato riconosciuto come uno dei primi quattro cammini della Regione Lazio dalla L.R. 13/2017.
L’attraversamento dei corsi d’acqua avviene su ponti in tufo, tra questi spicca quello dei Tre Ponti nei pressi di Falerii Novi.
A partire dalla realizzazione della strada nel III sec. a.C., fino al IV d.C., nelle pareti delle tagliate, utilizzate per ridurre la quota di attraversamento dei corsi d’acqua, vennero nel tempo scavate tombe, divenendo quindi luogo di sepoltura.
L’apparato di incastellamento della Valle del Treia ha costituito per tutto il medioevo uno dei migliori sistemi di difesa di Roma al quale hanno partecipato anche i villaggi e le città sorti dopo la caduta dell’impero romano tutti con la caratteristica di essere “borghi sospesi” rinserrati su pianori difesi naturalmente su tre lati e muniti di rocche e trincee sul lato meno protetto come Orte, Vasanello, Gallese, Corchiano, Civita Castellana, Nepi, Faleria, Calcata.