Fondata dagli Etruschi di Volsinii, Orte è abitata sin dal VI secolo. Roma, che ha qui vinto, nelle due battaglie del lago Vadimone (309 e 283 a.C), lo scontro decisivo con gli Etruschi, la eleva a municipio agli inizi del I secolo a.C. L’affermarsi del Cristianesimo, con l’elevazione a sede vescovile agli inizi del VII secolo e l’aggiunta di fortificazioni ad opera dei Bizantini, sono alcuni segni che si colgono, nell’Alto Medioevo, della crescita di Orte in ambito tiberino. Dopo essere stata a lungo contesa dai Longobardi conosce un ulteriore sviluppo nella metà del IX secolo, con la fondazione di una seconda cattedrale (poi Santa Maria Assunta) ed il potenziamento delle mura. Occupata dagli Arabi e riconquistata nel 914, intensifica nel X e XI secolo il proprio controllo sul fiume. Qui comincia il periodo più florido della città.
La concattedrale di Santa Maria Assunta, oggi basilica minore, si affaccia sulla piazza principale di Orte e affianca il palazzo vescovile. L’attuale chiesa fu costruita in sostituzione della precedente basilica medievale, di cui conserva l’impianto a tre navate, e venne aperta al pubblico nel 1721. Dietro l’altare maggiore, nell’abside, si trovano un coro ligneo e una grande tela di Giuseppe Bottani “Regina Martirum e otto santi”. Il pavimento, originariamente in cotto, fu sostituito nella seconda metà del Novecento con marmo bianco di Carrara e fasce di bardiglio. Nel corso della ristrutturazione furono eliminati anche i lampadari in cristallo e dismessi i paramenti in damascato bordati d’oro in uso, in epoca preconciliare. Sotto l’altare maggiore sono conservate le reliquie dei SS. Martiri, compatroni della città. Particolarmente pregevole è l’organo a canne, costruito nel 1721 da Domenico Densi.
All’interno della rupe che accoglie l’abitato sono state ricavate la rete di rifornimento idrico e di evacuazione delle acque reflue, i magazzini, i depositi, le cantine, le stalle, le colombaie, alcuni vani di abitazione, i laboratori artigianali, i lavatoi, le fontane, i triclini estivi, i vivai e i luoghi di delizie di giardini privati. L’insieme di queste attività è oggi visibile al visitatore grazie al complesso di Orte Sotterranea.

La città dispone di sedi museali: il Museo Civico Archeologico, il Museo d’ Arte sacra di importanza diocesana e il Museo Diffuso delle Confraternite Riunite.
Il Museo Civico, allestito nei locali dell’ex chiesa di Sant’ Antonio Abate, riunisce materiali di proprietà statale che che vanno dall’epoca etrusca all’Alto Medioevo (secoli VI a.C. – XI d.C.). La visita si svolge procedendo in senso orario, dall’ingresso all’interno della chiesa, e segue l’ordine numerico dei pannelli, attraverso tre sezioni: Etrusca, Romana e Altomedievale.
Il Museo d’Arte Sacra – già Museo Diocesano – è stato inaugurato nel 1967 per iniziativa del vescovo Roberto Massimiliani che intese raccogliere, preservare ed esporre nella ex chiesa di San Silvestro le più preziose opere d’arte sacra esistenti a Orte e nella sua diocesi. La chiesa a navata unica, costruita quasi interamente in blocchi di tufo, presenta nella parete sud due grandi archi murati che in origine la collegavano a una navata laterale nella quale insisteva la base del pregevole campanile oggi isolato di fianco all’edificio religioso. Agli spazi espositivi della sede originaria si è aggiunta di recente una sezione allestita nel vicino Palazzo Vescovile. Le due sezioni del museo si differenziano per la cronologia delle opere esposte: in San Silvestro prevalgono quelle relative ai secoli VIII–XVI, nel Palazzo Vescovile sono esposte invece tele dal sec. XVI al sec. XX.
Il museo delle Confraternite riunite di Orte, realizzato all’interno della grande sacrestia della chiesa di Santa Croce, conserva la più bella suppellettile delle confraternite locali. Gli oggetti devozionali esposti vengono utilizzati il Venerdì Santo per la processione del Cristo Morto.

La frequentazione del territorio già dalle fasi più antiche, invece, è ben documentata dalle aree archeologiche di San Bernardino e dal porto fluviale di Seripola. La prima è un’estesa necropoli rupestre che si trova sulle pendici dell’omonimo colle ed è stata scoperta e scavata nella metà dell’Ottocento dalla Camera Apostolica Vaticana che riportò alla luce oltre trenta tombe. Solo negli anni ’90 del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica ha ripreso gli scavi sul colle di San Bernardino e i materiali provenienti da queste nuove indagini sono oggi conservati presso il Museo civico Archeologico. Con le attività connesse alla realizzazione dell’Autostrada del Sole, invece, sono venuti alla luce i primi resti del complesso portuale di Seripola, indagato archeologicamente tra il 1962 e il 1993.