Comunicato Stampa Biodistretto della Via Amerina e delle Forre
La filosofia del “tirare a campare” nei tempi del cambiamento e dell’emergenza climatica è una scelta di grande irresponsabilità.
Da tempo lavoriamo con piccoli produttori di nocciole, ripeto piccoli produttori, per evitare ogni abuso nell’uso dell’acqua, per dimostrare loro quanto sia illusorio e dannoso, affrontare i gravi problemi che vengono dalla siccità dilapidando senza razionalità e criterio le risorse idriche. È una discussione non semplice, ma utile.
Altro è il confronto, quando l’abuso di questa risorsa vitale è opera di quei grandi produttori del settore coricolo, di quelle società che sulle nocciole hanno costruito e costruiscono la loro ricchezza, i signori delle nocciole ieri ed oggi utilizzano un bene comune essenziale alla vita e alla salute dei cittadini e della natura, quale è l’acqua, incuranti del bene comune come se fosse una loro proprietà privata.
Giorno dopo giorno stiamo tornando all’emergenza acqua, alle falde acquifere che si abbassano e ai ruscelli che vengono prosciugati. In questo contesto di stress idrico sarebbe fondamentale una iniziativa delle istituzioni che dell’acqua e della sua utilità pubblica dovrebbero essere custodi e tutori.
Si è fatto poco o nulla sia sulle misure di urgenza, sia su quelle strategiche.
In questi anni, quando già i problemi bussavano alla porta, nulla si è fatto per fare una ricognizione qualitativa e quantitativa del nostro patrimonio idrico, per conoscere lo stato dei prelievi delle acque e per realizzare un sistema di controllo nella utilizzazione dell’acqua. Scelte essenziali se si vuole un governo, una programmazione e una gestione consapevole della risorsa acqua.
Nulla si è fatto per porre mano ai problemi di fondo che da tempo sono all’ordine del giorno. Non la promozione di un sistema di produzione agricolo che riduca drasticamente l’uso della chimica di sintesi, e mantenga i terreni in buone condizioni agroeconomiche e ambientali. Condizione decisiva per ridurre l’impatto della siccità e della carenza di acqua sul suolo e sulla produzione agricola.
Non si è fermata l’estensione di noccioleti in aree non idonee, lontane dai Cimini, ove la produzione coricola chiede acqua, tanta acqua. Infine nulla si fa sia per realizzare bacini ed invasi ove accumulare acqua piovana, sia per promuovere un uso sostenibile in agricoltura delle acque reflue. Questo vuoto di iniziativa e di strategia, questo prevalere dell’interesse particolare, questo non rispetto di un bene comune fondamentale essenziale, rischia di portare il nostro territorio in un vicolo senza uscita.
L’acqua è un bene comune essenziale per la vita, la sua qualità e la sua quantità influiscono direttamente sullo stato di salute delle nostre comunità, sull’ambiente, sulla natura e sulla stessa economia.
È del tutto evidente che in assenza di una iniziativa delle istituzioni provinciali e regionali e in assenza di una condivisione del problema di quanti usano e abusano delle risorse idriche, spetterà ai sindaci che sono la massima autorità sanitaria sul territorio il diritto e il dovere di intervenire.