50° anniversario della “Giornata mondiale della Terra”

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Oggi, mercoledì 22 aprile, tutto il mondo festeggia la “Giornata mondiale della Terra”. Ma di cosa si tratta?

L’Earth Day affonda le sue radici nel secolo scorso, sono infatti 50 anni che ogni anno si celebra questa ricorrenza in onore del nostro pianeta, rivendicando un mondo migliore, soprattutto dal punto di vista ambientale. Oggi più che mai assume una grande importanza la sua celebrazione.

Questo evento nasce negli anni ’60, grazie al presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e al senatore Gaylord Nelson. Se oggi sono i seguaci della giovanissima Greta Tumberg a rivendicare un miglior utilizzo delle risorse e a chiedere maggiore rispetto per la Terra, durante gli anni ’60 erano i figli dei fiori ad avanzare queste rivendicazioni.  

A distanza di tutto questo tempo, però, la situazione non sembra molto migliorata e a dimostrazione di ciò, tra le tante cose, è possibile citare l’attuale pandemia da Covid-19, causata proprio da una zoonosi. Stando infatti a numerosi studi vi sarebbero più fattori che dimostrerebbero come l’attuale pandemia possa essere collegata ai danni ambientali che sono stati perpetrati per mano dell’uomo negli ultimi decenni: maltrattando l’ambiente, abbiamo messo a repentaglio anche la nostra stessa incolumità.

Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre è così che si esprime in merito a tutto quello che sta succedendo:

“Oggi giornata mondiale della Terra, sono passati 50 anni dalla prima volta, e le cose sono peggiorate di molto. Oggi ascolteremo e leggeremo fiumi di retorica, il rischio, se non la certezza è che domani tutto riprenda prima. La Terra in queste settimane ci ha mandato un messaggio, un ammonimento chiaro: l’antropocene, ovvero questa epoca dominata dall’uomo è la più devastante, la più distruttiva che il pianeta, il vivente non umano abbia mai conosciuto.  Queste settimane ci dicono anche un’altra ed eloquente cosa : trasformare  la terra in una azienda e in una immensa metropoli, tagliare ogni anno foreste per una superficie pari al Belgio,  frantumare l’equilibrio ecologico e compromettere la biodiversità, riempire  di plastica i mari e gli oceani, buttare  nei campi centinaia e centinaia migliaia di tonnellate di pesticidi e di concimi chimici non è solo un danno gravissimo per l’ambiente, ma un rischio serissimo  per lo stesso futuro dell’umanità. La speranza è che in questi giorni di clausura maturi una nuova consapevolezza e che domani finisca la stagione dei gattopardi e inizi un vero cambiamento. La speranza è che la grande recessione economica che si vede all’orizzonte, non sia il pretesto per riprendere il vicolo cieco del passato, ma l’occasione per un nuovo rinascimento che non abbia al centro l’uomo e la società delle merci, ma il creato nel suo insieme”.