PAC: Cancellate le speranze per un nuovo New Deal Europeo
PAC: Cancellate le speranze per un nuovo Green Deal Europeo
11 novembre 2020, ore 17:30, in diretta sulla pagina Facebook del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, si è tenuto un incontro per discutere di quanto successo in Parlamento Europeo il 23 ottobre, dove è stata approvata la nuova Politica Agricola Comune (PAC), una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, comprendente risorse pari a quasi 360 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 distribuite per circa nove milioni di agricoltori europei.
Hanno partecipato: Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre. Rossella Muroni, parlamentare. Lucio Cavazzoni, presidente Good Land.
Dopo 2.000 emendamenti, il Parlamento europeo ha dato il via alla riforma. Adesso inizierà il cosiddetto “trilogo”, vale a dire il negoziato tra Commissione europea, il Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo, per arrivare ad un accordo definitivo sul pacchetto. La riforma dovrebbe entrare in vigore dal 2023, nel frattempo ci sarà un periodo di transizione, per gli anni 2021 e 2022.
Nonostante le risorse siano considerevoli, la nuova PAC non accoglie le istanze sostenute dai movimenti ecologisti e dai Verdi e, di fatto, non permette quel cambio di paradigma che tanto è stato propagandato negli ultimi mesi dalle istituzioni europee, che parlavano di transizione ecologica, lotta all’inquinamento ed incremento della biodiversità, il tutto incluso nella visione di un New Green Deal europeo.
La PAC, di fatto, rappresenta l’insieme di regole per le politiche agricole dell’Unione europea e per uno sviluppo equo e stabile di ogni Paese europeo.
Tra i punti critici della PAC varata dal Parlamento c’è il mancato taglio dei sussidi per il sistema di allevamento intensivo e l’assenza di un aumento dei finanziamenti per le misure ambientali.
Altro punto critico è la mancata modifica del parametro con cui vengono assegnati i fondi, che rimane proporzionale all’estensione in ettari delle aziende, il che comporterà l’erogazione di sussidi anche alle aziende di grandi dimensioni, con produzioni intensive e inquinanti, a discapito dei piccoli produttori.
Inoltre, nella nuova PAC, non vengono integrati a pieno alcuni dei concetti del Green New Deal, come la strategia sul sistema di produzione alimentare (Farm to Fork) e quella per la Biodiversità. Sugli eco-schemi, ossia i finanziamenti per agricoltori che hanno interesse a ridurre l’impatto ambientale delle loro aziende, “non esiste nel testo un elenco obbligatorio per gli Stati membri che stabilisca cosa sia effettivamente un eco-schema e per quali pratiche gli agricoltori possono effettivamente ricevere denaro aggiunto”, sostiene l’ambientalista Thomas Waitz dei Verdi.
Oggi l’80% degli aiuti va al 20% delle aziende, le più grandi. Non modificando questo meccanismo, la tendenza rimarrà quella della concentrazione delle terre agricole dell’Unione nelle mani di pochi grandi proprietari terrieri, a svantaggio dei piccoli produttori.
Dall’Unione europea è mancata la forza di cambiare radicalmente il modello di politica agricola, che vada a favore di un’agricoltura sostenibile, nel rispetto della biodiversità, che non utilizzi pesticidi in agricoltura e antibiotici per gli allevamenti, tutte condotte necessarie per combattere i cambiamenti climatici, influenzati profondamente anche dal modo di produrre il nostro cibo.
Tutto questo avrà un impatto anche sui nostri territori, sul nostro modo di produrre e sosterrà quel processo di trasformazione che sta caratterizzando lo sviluppo agricolo dell’Argo Falisco: quello della tendenza a un sistema agroindustriale, alla monocoltura, a un’agricoltura fossile che erode la biodiversità e la fertilità del suolo, consuma insostenibilmente e le nostre acque e le inquina. Un’agricoltura redditizia per pochi imprenditori e che avrà un impatto duraturo e insostenibili sull’ambiente, sulle risorse e sulla salute dei cittadini.