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tagliamo i pesticidi
sosteniamo il biologico

Assistenza, informazione e formazione per il rispetto delle ordinanze comunali
previste del PAN Pesticidi (Piano di Azione Nazionale),
con particolare attenzione alla produzione coricola e castanicola sotenibile
nel territorio del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre.

La Cydia fagiglandana e la Cydia splendana, rispettivamente la cidia intermedia e la tardiva, sono i due principali fitofagi del castagno che vengono monitorati proprio in questi periodi (luglio- agosto). Gli adulti della Cydia fagigladana, comunemente identificata in gergo come “verme rosso” hanno ali anteriori brune con striature oblique chiare che, partendo dai margini interni, si propagano a “spina di pesce” verso la parte esterna. La larva appunto è caratterizzata da colorazione rossastra con capo castano. Per gli esemplari adulti della Cydia splendana si evidenziano ali di colore grigio cenere con una caratteristica macchia gialla, con bordatura nera nell’angolo posteriore e ad ali chiuse, le due bordature nere formano un’ampia macchia romboidale. La larva in questo caso è di colore bianco o leggermente rosata.

Ciclo Biologico

Cydia fagiglandana: Monovoltina (una sola generazione annuale), sverna come larva matura nel tronco o nel terreno. Volo degli adulti da inizio luglio a fine settembre. Le femmine depongono sul riccio e la larva neonata penetra subito all’interno. Le larve si rinvengono nei frutti da agosto ad ottobre.

Cydia splendana: Monovoltina (una sola generazione annuale), sverna come larva matura nel terreno e il volo degli adulti avviene tra luglio e settembre. La femmina ovidepone uova isolate lungo la nervatura delle foglie.

DANNO
Il danno effettuato dagli stati larvali dei due fitofagi è a carico del frutto e generalmente l’azione trofica della Cydia Splendana è riconoscibile poiché vi è la penetrazione della larva alla base dei ricci le quali raggiungono i frutti attraverso gallerie periferiche a partire dall’ilo (parte basale del frutto di colore chiaro) dove scavano gallerie e si nutrono. Inizialmente il danno è limitato alla regione dell’ilo, quindi nella parte bassa, mentre in seguito si estende e la castagna dove essa si presenta depressa alla base.

I mezzi di contenimento utilizzati in passato
I mezzi di contenimento utilizzati in passato erano prevalentemente di tipo meccanico e fisico, questi sistemi sono ovviamente utilizzabili anche oggi ma deve essere fatta una considerazione sulla sostenibilità economica di queste pratiche a seconda anche della tipologia di Castagneto e della qualità e destinazione del prodotto finale. Tra queste ricordiamo tuttora:
distruzione di tutte le castagne che mostrano segni di infestazione. A tal riguardo è necessario raccogliere tutte le castagne a terra, anche quelle infestate e separarle da quelle sane mediante selezione a mano, poi procedere con la distruzione di quelle attaccate. È quindi importante operare in più riprese al fine di ridurre al minimo il periodo di permanenza delle castagne a terra ed evitare di dare tempo alle larve di uscire e passare nel terreno;
stoccaggio delle castagne in ambienti con fondo in cemento o su teli di plastica in modo che le larve che cadono a terra muoiono nel tentativo di interrarsi.
disinfestazione in acqua calda dei frutti con un trattamento di 45 minuti a 48-50 °C, alla quale dovrebbe seguire una immediata immersione in acqua fredda per alcune ore, in modo da abbassare rapidamente la temperatura dei frutti e conservarne le qualità organolettiche e a fine trattamento è necessario procedere con l’asciugatura dei frutti, azione per la quale esistono appositi sistemi meccanizzati.

La difesa
Per ciò che riguarda l’utilizzo di prodotti fitosanitari per contrastare questi due fitofagi, la considerazione principale e ad oggi più importante è che tali prodotti hanno spesso un effetto negativo sull’ambiente in generale e non essendo selettivi potrebbero portare un grave rischio di vanificare tutti gli sforzi compiuti nella lotta biologica al cinipide del castagno che sappiamo essere ancora in corso. Per questo è di fondamentale importanza parlare di metodi di lotta e prevenzione che utilizzano prodotti meno impattanti ma, così come dimostrato da studi negli ultimi anni, comunque molto efficaci nel contrasto di questi fitofagi. Alcuni di questi studi hanno dimostrato l’Importanza dei risultati ottenibili con l’impiego di funghi e nematodi entomopatogeni cioè organismi in grado di svilupparsi a spese di insetti causandone successivamente la morte. Parlando di funghi entomopatogeni si fa riferimento ad uno studio del 2017 svolto in turchia dal quale emerge che l’utilizzo di specifici ceppi di Metarhizium brunneum provoca una buona mortalità delle larve di Cydia splendana. Per ciò che riguarda invece l’utilizzo di nematodi entomopatogeni il metodo si basa sulla distribuzione al terreno di prodotti contenenti nematodi del genere Steinernema, i quali raggiungono le larve svernanti delle cidie e le attaccano penetrando attraverso le aperture naturali. Le larve infestate vengono sfruttate dai nematodi per riprodursi e moltiplicarsi. Le migliori condizioni applicative si hanno nel periodo autunnale in concomitanza di periodi piovosi con condizione di elevata umidità del suolo e temperature non inferiori a 10°C. Un terzo metodo di lotta biologico introdotto ormai da alcuni anni è l’utilizzo della tecnica di disorientamento e confusione sessuale tramite la creazione di numerose tracce artificiali predominanti sul richiamo delle femmine e la schermatura del richiamo delle femmine tramite saturazione dell’ambiente. Nel 2017 ad esempio un nuovo prodotto ha ottenuto la registrazione dal Ministero della Salute per la lotta alle cydie su castagno: si tratta di un filo bio-degradabile impregnato di feromoni specifici che, rilasciati nell’ambiente per un periodo di 70-80 gg, impediscono l’accoppiamento degli insetti adulti. Questo è installato da 600 a 900 metri per ettaro, in funzione della tipologia del castagneto e del grado di attacco del parassita previsto o comunque registrato la stagione precedente. Va applicato prima dell’inizio dei voli (metà giugno) e Consiste in un filo biodegradabile impregnato di feromoni specifici delle due principali tortrici dannose. Ricordiamo infine l’importanza del controllo e gestione della SO nel terreno per moltissimi aspetti come il contrasto al mal dell’inchiostro ma anche perché permette di creare ambienti favorevoli per il proliferare di microorganismi antagonisti come i nematodi e funghi precedentemente menzionati.

Falena brumale o Cheimatobia (Operophthera brumata)

  • Lepidottero Geometride POLIFAGO: Attacca numerose piante da frutto e specie forestali

  • Ciclo Biologico : Gli adulti compaiono da metà Ottobre a metà Dicembre; le larve compaiono da inizio marzo a metà aprile e raggiungono la maturità verso maggio/giugno quando poi si incrisalidano nel terreno. Compie una generazione l’anno.

  • Danno : Le larve possono attaccare le gemme e le foglie, le quali una volta colpite si presentano bucherellate o addirittura ridotte alle sole nervature.

  • Norme tecniche di Difesa Integrata: È presente un forte dimorfismo tra maschi e femmine, infatti quest’ultime sono prive di ali adatte al volo. Grazie a questa caratteristica è possibile allora applicare delle bande adesive ai tronchi al fine di catturare le femmine intente alla risalita delle piante per poi accoppiarsi e deporre le uova (applicazione a Novembre). In relazione all’eccezionalità dei danni, consultare un tecnico qualificato per valutare l’opportunità dell’intervento con un prodotto biologico quale Bacillus thuringiensis

 

Link di approfondimento

http://www.regione.piemonte.it/foreste/images/files/pian_gest/avversita/fitopatologie/latifoglie/10.pdf

http://antropocene.it/2019/05/31/operophtera-brumata/

https://fitogest.imagelinenetwork.com/it/malattie-piante/malattie-parassiti/insetti/lepidotteri/cheimatobia-o-falena-brumale/738

Tortricide precoce del Castagno (Pammene fasciana)

CICLO BIOLOGICO: Effettua una sola generazione all’anno, sverna come larva matura nella corteccia. Gli sfarfallamenti degli adulti hanno inizio da circa metà Maggio fino a Settembre (100 giorni) e il picco di volo è a luglio. La femmina depone uova isolate sulla pagina superiore delle foglie.

Il volo degli adulti di Pammene fasciana


DANNO: Le larve provocano la cascola anticipata dei ricci. Esse infatti, oltre a nutrirsi delle foglie, rodono il peduncolo del riccio nel punto di attacco del rametto causandone la caduta prematura.
NB: È importante considerare che in un secondo momento i frutti andranno incontro a una cascola fisiologica. Questo significa che nelle annate in cui il livello di allegagione del frutto è consistente, il danno arrecato dall’azione della larva può considerarsi pressoché trascurabile, senza avere ripercussioni sulla resa finale ma anzi, se la presenza del frutto è equilibrata, permette di ottenere delle castagne di miglior pezzatura.


MONITORAGGIO: È una tecnica che consiste nel sorvegliare lo sviluppo delle popolazioni di una determinata specie mediante la cattura dei maschi in apposite trappole spia, innescate con il ferormone specifico.
Per il monitoraggio vengono impiegate dalle 3 alle 6 trappole a pagoda con fondo collante all’interno delle quali è collocato appunto il ferormone specifico.

DIFESA INTEGRATA:

Sottolineando nuovamente l’importanza delle considerazione precedentemente riportante riguardo il livello di allegagione del frutto e il monitoraggio della pressione del fitofago sul territorio, il Disciplinare di Difesa Integrata Volontaria indica quale principio attivo utilizzabile l’Emamectina benzoato, con massimo un intervento all’anno indipendentemente dall’avversità.
È importante ricordare che lo stesso principio è uno dei due riportati anche per Cidia intermedia (Cydia fagiglandana) e quella tardiva (Cydia splendana).

DIFESA BIOLOGICA:
Tra i prodotti registrati sul Castagno si annoverano quelli a base di Bacillus thuringiensis: in questo caso l’efficacia dell’intervento dipende fortemente dalla sincronizzazione con il momento di fuoriuscita delle larve e quindi risulta molto difficile da gestire per essere sia economicamente conveniente sia efficace
Si ricorda inoltre che un prodotto Biologico registrato su Castagno è lo Spinosad ma questo può esclusivamente essere utilizzato in caso di presenza della Carpocapsa (Cydia pomonella).

Link di approfondimento

http://www.centrostudicastagno.it
http://centrostudicastagno.it
https://www.agrisystem.net/

Necrosi batterica del nocciolo o avvizzimento del nocciolo

Xanthomonas arboricola pv. corylina

Batterio fitopatogeno da quarantena, iscritto nella lista A2 dell’EPPO.

Sviluppo infezione batterica:

Lo svernamento avviene all’interno degli apici, le gemme colpite nella fase di germogliamento assumono una colorazione brunastra e quindi seccano (inizio primavera – seconda decade di marzo).

La presenza del fitopatogeno è evidente negli stadi fenologici che vanno dall’accrescimento dei germogli (germoglio tenero, erbaceo) ad inizio ingrossamento dei frutti (inizio giugno).

Danni:

I sintomi sono a carico della parte area della pianta, le prime manifestazioni sono in primavera.

  1. GERMOGLI presentano accartocciamento e disseccamenti nella parte apicale.

  1. FOGLIE sia sulla lamina che sul peduncolo compaiono maculature di colore bruno-rossastro, spesso sono accompagnate da un piccolo alone clorotico.

  1. FRUTTI sulle brattee si manifestano maculature depresse e brunastre, isolate tra loro. Macchie simili si possono osservare sulle nucule anche se raramente.

  1. RAMI E BRANCHE la presenza di sintomi sui rami e sulle branche è invece più difficile da osservare, è possibile la formazione di cancri corticali di colore bruno rossastro.

Difesa:

La difesa è unicamente di tipo preventivo in quanto non esistono prodotti curativi utilizzabili contro i batteri fitopatogeni.

L’intervento preventivo viene effettuato con prodotti rameici. Da ricordare che gli ossicloruri sono caratterizzate da maggior persistenza d’azione, mentre gli idrossidi di rame hanno pronta azione ma sono meno duraturi. In entrambi i casi il trattamento viene eseguito sia al bruno che nel periodo primaverile-estivo.

Inoltre è buona pratica tagliare e bruciare le parti colpite.

Link di approfondimento

https://www.ciaal.it/db_object/www_ciaal_it/obj_file/877/Necrosi%20batterica%20del%20nocciolo.pdf

https://www.nocciolare.it/wp-content/uploads/2015/04/Difesa-nocciolo.pdf

Marciume bruno delle nocciole o Moniliosi

Monilia fructigena

I funghi di questo genere colpiscono un gran numero di ospiti (specialmente drupacee), sul nocciolo si presenta in presenza di clima caldo-umido.

Il patogeno può colpire tutte le parti epigee dei fruttiferi: giovani rami, foglie, fiori e frutti, con particolare predilezione per quest’ultimi.

Biologia:

Trascorre l’inverno come micelio nei frutti mummificati.

A inizio primavera differenzia importanti fruttificazioni conidiche che si diffondono trasportate dal vento e dalla pioggia dando origine a nuovi centri di infezione.

La presenza di lesioni biotiche (da insetti, da altre crittogame, ecc.) o abiotiche (grandine, lavorazioni meccaniche, ecc.) facilitano l’inoculo del patogeno.

Danni:

Colpisce principalmente i frutti nella fase prematura quando gli organi del pericarpo non sono ancora lignificati.

L’attacco si manifesta esternamente attraverso un’area di color bruno, rotondeggiante, dal contorno ben definito e di rapido accrescimento. Su tali macchie dopo qualche giorno compaiono dei cuscinetti di color nocciola formati dalle fruttificazioni conidiche del parassita.

I frutti colpiti marciscono completamente, dopo qualche tempo rimpiccioliscono assumendo una consistenza legnosa, dando origine alle cosiddette mummie, che restano sulla pianta fino alla primavera seguente.

Difesa:

Interventi agronomici fondamentali quali: eliminazione delle nocciole colpite. Calibrare adeguatamente gli apporti di azoto e gli interventi irrigui in modo da evitare un eccessivo rigoglio vegetativo. Mantenere un buon arieggiamento della pianta creando condizioni meno favorevoli allo sviluppo del patogeno.

Al massimo 1 intervento all’anno con anticrittogamico al momento della differenziazione del frutticino. Questo soltanto in annate particolarmente favorevoli allo sviluppo del patogeno.

Link di approfondimento

https://fitogest.imagelinenetwork.com/it/malattie-piante/malattie-parassiti/funghi/moniliosi/marciume-bruno-delle-nocciole/1733

http://www.cefas.org/gesFiles/Filez/a98bf68645415e5b590eb51e9c2d905d.pdf

Monitoraggio cimici: Cimice asiatica

Halyomorpha halys

Specie molto invasiva, altamente polifaga, con un’elevata capacità riproduttiva. In Italia è in grado di compiere due generazioni all’anno che tendono a sovrapporsi recando danni provocati sia da forme giovanili che da adulti.

 

  1. Le uova sono di forma ovale, biancastre. Deposte a gruppi di 25-28 elementi, in prevalenza sulla pagina inferiore delle foglie. Zona apicale della chioma.



  1. Lo sviluppo da uova ad adulto avviene attraverso 5 stadi giovanili (neanidi). Sopra neanidi di I età.



  1. Di lato, stato adulto di Halyomorpha halys.

 

 

4. Di lato, stato adulto Rhaphigaster nebulosa.

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è facilmente confondibile con una cimice ampiamente diffusa in Italia ma non ritenuta dannosa, la Raphigaster nebulosa. Importante è saperne riconoscere i tratti distintivi:

  • Presenza di una grossa e robusta spina metasternale in r. nebulosa.

  • Bande chiare e scure alternate a triangolo in h. halys, mentre bande chiare e scure alternate in parallelo in r. nebulosa.

  • Presenza di 2 bande chiare sulle antenne di h. halys, mentre r. nebulosa ha antenne con 3 bande chiare alterne.

 

Ciclo biologico:

Lo svernamento avviene come adulto in ripari naturali o in edifici. In primavera lascia i siti di svernamento, per colonizzare le piante ospiti dove si alimenta, si accoppia e le femmine iniziano a ovideporre. L’ovideposizione inizia con temperature maggiori a 17°C (metà-fine maggio), mentre il fitofago risulta inattivo a T < 9°.

A 40-45 giorni dalla deposizione delle uova, inizia la comparsa degli adulti di prima generazione. Le femmine della prima generazione inizia a ovideporre verso metà-fine luglio.

Nel mese di agosto si ha la comparsa degli adulti di seconda generazione che non si riproducono ma sono destinati a svernare.

Considerata la scolarità delle ovideposizioni, il fitofago è presente durante gran parte della stagione vegetativa, da giugno fino a ottobre quando inizia il periodo dello svernamento.

Danni:

Insetto dotato di apparato boccale pungente succhiante, che si alimenta prevalentemente su frutti. I sintomi associati alle punture sono lesioni, imbrunimenti, deformazioni e anomalie cromatiche sui frutti, con scadimento commerciale della produzione. In qualche caso sono possibili anche danni precoci, associati a punture sui bottoni fiorali e giovani frutti, con successivo aborto fiorale o cascola anticipata.

Difesa:

Al fine di impostare una corretta strategia di controllo e difesa nei confronti delle cimici è indispensabile il rilievo visivo e quindi il monitoraggio dell’andamento delle popolazioni durante la stagione vegetativa. La tecnica del frappage (scuotimento) permette di monitorare la presenza in campo delle cimici consentendo di intervenire quando è strettamente necessario e al superamento della soglia.

Ad integrazione del monitoraggio con scuotimento sono state introdotte specifiche trappole con attrattivo a base di feromoni di aggregazione. Le più comuni sono trappole costituite da doppio pannello adesivo trasparente attivato da specifici feromoni di aggregazione.

Nelle vicinanze della trappola si può subire maggior danno, per cui è importante il corretto posizionamento: bordo frutteto (siepi) e/o vicino a zona di svenamento (edifici). La trappola indica il momento della presenza, mai l’intensità. Applicare almeno 2 trappole per azienda.

Fissare la trappola con i laccetti in dotazione a stretto contatto con i rami o il tronco per facilitare la cattura specialmente delle forme giovanili. Le trappole devono essere ben esposte e non coperte dalla vegetazione per facilitare la diffusione del feromone. Posizionare la trappola a 1,5 metri dal suolo e in posizione orizzontale.

Il disciplinare di lotta integrata predispone per tale fitofago l’utilizzo della: Deltametrina (categoria dei piretroidi) e l’Etofenprox. Per quanto riguarda quest’ultimo si può effettuare massimo 1 intervento all’anno, indipendentemente dall’avversità e comunque non è possibile superare i 3 trattamenti tra Piretroidi ed Etofenprox.



Link consigliati

http://www.agricoltura.regione.lazio.it/binary/prtl_sfr/tbl_misure/OPUSCOLO_HH_2.pdf

http://www.sipcamitalia.it/UserFiles/File/soluzionitecniche/2018-Soluzioni-Tecniche-Cimice-NoccioloWEB.pdf

“Le soluzioni Syngenta per la protezione del nocciolo” PDF

SPECIE :
Le principali specie di cimici dannose per il nocciolo sono il gonocerus acuteangulatus, la palomena prasina (Cimice Verde) e halyomorpha halys (Cimice Asiatica).

CICLO BIOLOGICO:
Sia il gonocero che la palomena prasina o cimice verde compiono una generazione all’anno (a differenza invece di halymorpha halys che ne compie due).La deposizione delle uova avviene sulla pagina inferiore delle foglie di diverse piante, le ovature tra le due specie sono molto differenti ed è importante riconoscerle in fase di monitoraggio: il gonocero depone le uova singolarmente, sono di forma sub-ellittica e di colore bronzato mentre la cimice verde depone le uova in gruppi di circa 28 elementi con una disposizione negli spazi in diagonale.
Quest’ultima è una caratteristica distintiva che le permette di distinguere anche dalle ovature di cimice asiatica che invece hanno uno schema di disposizione di tipo perpendicolare tra le uova.

 

La soglia termica inferiore per avere un attività importante di ovideposizione è di 18°C e anche questo deve essere un altro parametro tenuto in considerazione in fase di monitoraggio e per le decisioni in merito ai trattamenti. Svernano in siepi e cespugli.

DANNI:
Il danno è essenzialmente a carico del frutto e si possono verificare due tipologie di alterazioni: “aborto traumatico” e il “cimiciato”.

Aborto traumatico: si verifica quando le cimici pungono le nocciole nelle prime fasi di sviluppo del seme;

Cimiciato: Si tratta di un complesso di alterazioni a carico del seme oramai già sviluppato caratterizzato da necrosi dei tessuti con conseguente alterazione del gusto caratteristico della nocciola, che assume un sapore amarognolo.

La cimice del nocciolo può causare anche danni indiretti. Con le sue punture, infatti, è in grado di trasmettere l’agente patogeno fungino Nematospora coryli, il quale causa la stigmatomicosi, ovvero l’ammuffimento della nocciola.

STRATEGIE DI CONTROLLO:
La principale strategia di controllo è il monitoraggio dell’andamento delle popolazioni delle cimici durante la stagione vegetativa. La tecnica del frappage permette di monitorare la presenza in campo delle cimici (e di altri principali insetti dannosi quali il balanino) consentendo di intervenire quando è strettamente necessario.


Il campionamento deve essere effettuato all’alba (5:00 – 6:00 a.m.) su 10 piante ad ettaro stendendo un telo di colore bianco e poi si scuotono i rami esposti ad est. La soglia d’intervento sono 2 individui per pianta.

Da studi ti sul territorio dall’Università degli studi della Tuscia è stato possibile identificare l’andamento della curva di presenza delle due specie che non coincide poiché il gonocero nel periodo di fine giugno primo di luglio generalmente è praticamente assente mentre la cimice verde comincia un andamento crescente e anche questo è un dato da tenere in considerazione nella programmazione di una lotta intelligente che mira al minor utilizzo possibile di trattamenti ma con la massima efficienza.

DIFESA INTEGRATA:
I trattamenti consentiti secondo il disciplinare di difesa integrata della regione Lazio sono:
Etofenprox (max 1 intervento all’anno) o lambacialotrina ( max 1 interventi all’anno) o indoxacarb ( max 1 intervento all’anno) o deltametrina (max 1 interventi all’anno).

DIFESA BIOLOGICA:
Per quanto riguarda i trattamenti per la difesa biologica:
azadiractina o sapone potassico molle.

 

Sostenuto da ARSIAL – REGIONE LAZIO
Coordinato dal: Bio-distretto Della Via Amerina
In collaborazione con: Comune Vallerano, Comune di Vignanello, Comune di Corchiano, Comune di Canepina, Amministratori di Gallese informano

Il Biodistretto, attraverso questo importante progetto sostenuto dall’ARSIAL, mira a sostenere e implementare la transizione agroecologica del territorio, sostenendo processi che portino alla riduzione dell’uso di imput esterni, migliorare la qualità delle filiere castanicole e corilicole nel rispetto della salute degli agricoltori, dei cittadini, del suolo, dell’acqua e dell’ambiente.

Ogni lunedì dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Presso Via Lorenzo Filippini, 1 – primo piano

Ogni martedì dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Presso il Comune di Vignanello
Corso G. Matteotti, 12

Ogni mercoledì dalle ore 10:00 alle ore 12:00
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Ogni giovedì dalle ore 10:00 alle ore 12:00
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Ogni mercoledì dalle ore 17:00 alle ore 19:00
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Piazza del Bersagliere, 1